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TESTIMONIES OF A GLORIOUS ERA – 06/2000

Mai come in questo periodo si è sentito parlare o si è letto su riviste specializzate di come ci sia, da parte di nuove leve, giovanissime bands (ma anche vecchie), la voglia di riscoprire le radici del Thrash Metal che esplose intorno alla metà degli anni ’80 rimodernandolo con qualche spunto innovativo oppure rimanendo rigorosamente fedeli agli schemi e perchè no, alle registrazioni dell’epoca.


Molteplici potrebbero essere le ipotesi sulla nascita di questo fenomeno: nostalgia del 5tempo che fu, l’estraniarsi dalla massa ormai computerizzata e “FINTA” del momento, astuzia mirata a voler fare un qualcosa di nuovo, che porti comunque al successo (e sul successo avrei dei dubbi). Fatto sta che tra reunion varie e nuovi ragazzini agguerriti , ci troviamo di fronte o ad autentiche prese per il culo o ad esempi di ottusaggine da parte di gente che crede fermamente in ciò che fa e se ne sbatte  delle mode e del giudizio dei critici. Personalmente il sottoscritto e qui apro una parentesi, ha sempre tenuto in considerazione, in primo luogo, la qualità della musica proposta (di qualsiasi artista essa sia), in termini di emozioni o sensazioni che essa può suscitare all’ascoltatore e non tanto a tutto quello che ci sarebbe dietro (contratti miliardari, falsità ed ipocrisia, infantilismo ecc…). Senza far nome alcuno in proposito, naturalmente questa è una mia opinione personale e generale del discorso.

Noi di Raw & Wild abbiamo comunque pensato di fare una piccolissima panoramica su bands famose e meno famose, legate ad etichette discografiche importanti e non.
Partiamo subito col parlare di una ormai cult band tedesca: i WARHAMMER, trio capitanato dal vocalist Volkar French, autori di un paio di dischi che definire “sporchi”, marci fino all’osso è puro eufemismo. Il loro sound ricalca in pieno lo stile dettato dai primissimi Celtic Frost, ovvero quegli Hellhammer che tanto hanno dato all’odierna scena black metal.

Autentici fanatici (o adulatori?) di ciò, i Warhammer ci hanno proposto fino ad oggi “The Winter of Our Discontent” (Voices ’98), registrato in maniera quasi artigianale, ma comunque un buonissimo esordio, e “Deathchrist” (Nuclear Blast ’99), che rispetto al precedente, gode di qualche (ma proprio qualche) raffinatezza in più a livello di produzione. Da segnalare le lyrics tutt’altro che banali ed il loro totale disinteresse a tutto il music- business che li circonda. Tecnica ultra minimale e tempi  cadenzati per due titoli da avere assolutamente per i sostenitori  dei primi Celtic Frost, Bathory e Venom.

Diversa è invece la storia dei LOCK UP un cosiddetto supergruppo formato da gente esperta e da tempo conosciuta nel campo estremo, come Jesse Pintado e Shane Embury (rispettivamente chitarrista e bassista dei Napalm Death), Peter Tagtgren, cantante degli Hypocrisy e il batterista Nick Barker ex Cradle of Filth ed ora in forza ai Dimmu Borgir. Dalla loro unione il risultato è stato “Pleasures Pave Sewers” (Nuclear Blast ’99), un album che con la sua spontaneità (l’intera registrazione è stata effettuata in soli 3 giorni) e i suoi soli 29 minnuti, sprigiona rabbia a non finire.

La velocità e la capacità d’esecuzione dei quattro è superlativa, anche se elogi particolari vanno al batterista, che comunque non lo scopriamo oggi e soprattutto a Tagtgren che interpreta un ruolo un pù fuori dai classici schemi adottati negli Hypocrisy. In effetti forse è proprio la voce il punto di forza di questo  “Pleasures”, isterica, aggressiva, incazzata più che mai. Quanto al lato prettamente musicale, i riff proposti da Pintado sono tipicamente Napalm Death-style  anche se scoprono in maniera più lineare, pulita e di facile comprensione con stacchi impietosi da headbanging sfrenato. La storia dei Lock Up mi ricorda un più i Terrorizer, in cui erano coinvolti oltre allo stesso Pintado, anche Vincent e Sandoval dei Morbid Angel, un progetto alla fine sfociato in un leggendario  ma purtroppo unico episodio: “World Downfall”.

Spero che per i Lock Up ci sia un buon proseguo (già si parla di Thomas Lindberg ex At the Gates come sostituto di Tagtgren ed un nuovo album a gennaio prossimo) e non un gruppo ricicla riff o meteora. In definitiva una band da amare o da odiare se non si è amanti di Napalm Death e simili.

Proseguendo il discorso parlando di musica spaccaculo, dalla Svezia arrivano i giovanissimi TERROR 2000, altro side-project  (nelle loro fila  figurano membri di Soilwork e Darkane) che senza mezzi termini si colloca sulla scia di artisti di livello come The haunted e Archenemy. Il loro lavoro, “Slaughterhouse Supremacy”  (Scarlet 2000) è un vero concentrato thrash death di chiaro stampo svedese con frequenti accostamenti chitarristici al tradizionale thrash americano anni ’80 il tutto reso molto personale ed efficace nella sua opera di distruzione sonora.  Terremotante la voce del singer Bjorn speed Strid che si mette in evidenza nei complessivi 32 minuti (durata più che giusta).
Ottima prova d’esordio e peccato per l’art work di discutibile gusto (considerazione per i più pignoli).

Sempre dalla Svezia, ma di tutt’altro indirizzo sono i BEWITCHED, perfetti cloni dei primi Venom  e comunque di tutte quelle bands che suonavano heavy-black con testi iper satanici. Dopo il convincente esordio di “Diabolical Desecration” uscito per la francese Osmose Production, il trio blasfemo raggiunge il loro apice compositivo   in “Pentagram Prayer” ed una netta  svolta stilistica con l’ultimo “At the gates of hell” (Osmose ’99). Per quanto possa essere azzardata o discutibile la scelta di orientarsi verso un heavy metal classico, influenzato musicalmente da Iron Maiden ed  Angel Witch su tutti, la prova offerta dai nostri potrebbe essere apprezzata sotto il punto di vista del  coraggio e dello spirito totalmente fuori moda.
Buoni i livelli di registrazione dei loro dischi.

Soffermandoci nel nord Europa e più precisamente nella fredda Norvegia, sconquassano i NOCTURNAL BREED, formazione a quattro costituita dai seguenti brutti ceffi: Destroyer bass/vocals, I. Mastor lead guitar, Ed Damnator rhythm guitar e Tex Terror drums. Autori di due spietati Full- lenght (Aggressor e No Retreat, No Surrender) ed un mini Cd (Triumph of Blasphemer) usciti tutti per la Hammerearth Rec., ci fanno assaporare un thrash black assolutamente vecchio stampo, a volte si, un più scontato nel loro song wraiting, ma pregevolissimo  dal punto di vista del feroce impatto. La voce acida di Destroyer fa da accompagnamento ad un sound rudimentale, per nulla curato nella pulizia sonora; frequenti sono i passaggi iper-veloci  inframezzati da altrettanti stacchi cadenzati, molto calcolati a dire il vero.

Personalmente li adoro anche se parte della critica specializzata reputa i N.B.  un’allegra masnada capace di creare solo una sorta di parodia al panorama thrash che fu MAH…?
CARPATHIAN FOREST probabilmente l’unica vera cult-band partorita in suolo norvegese; esordiscono con un mini cd “Through chasm” che già evidenzia le potenzialità spiccate del duo Nattefrost Nordawind. Bisogna poi attendere il ’98 per inchinarsi alla maestosità e spietatezza si “Black Shining Leather”: black thrash vecchia maniera (Venom, Bathory, Celtic Frost) che i Carpathian Forest personalizzano in modo eccellente; inoltre qualche brano cadenzato da brividi, una riuscita cover dei Cure (Forest) ed una innata predisposizione all’autolesionismo ed al culto del dolore, unici!!!!!!!!!!!!!
Nel 2000 danno alle stampe “Strange old brew”, molto più grezzo del precedente, forti influenze Venom/Celtic Frost, meno gelido ma più dinamico, sfrontato, strafottente (addirittura con un oscuro feeling Rock’n’Roll) e con un sound riconoscibile tra mille.
Da segnalare ultimamente l’abbandono di Nordawind (l’anima più nera della band, votato alla misantropia) ed il solo Nottefrost che nelle interviste incomincia a parlare di tours, non condivido, ma mi adeguo.

Ad ogni modo, True Warriors.

Roberto Pasqua

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