Live Report

GODS OF METAL 2005 – Arena Parco Nord, Bologna – 11/06/2005 – 12/06/2005

Il Gods of Metal è veramente un festival ambiguo e l’edizione di quest’anno non è stata da meno. Sarò estremamente chiaro nel definire questa ambiguità: da un lato si presenta un cartellone gremito di nomi storici quali Iron Maiden e Motley Crue in qualità di headliners, senza contare la presenza di altri blasoni del metal mondiale quali Anthrax, Megadeth, Slayer, Yngwie Malmsteen Rising Force e Accept, solo per citarne alcuni, dall’altro lato, mio malgrado, devo registrare la cattiva organizzazione del concerto da più angolature.

Per prima cosa i prezzi. Se si può arrivare a far pagare una birra 4 euro e una bottiglietta d’acqua 2 euro, posso ritenere che sia del tutto inesistente un controllo dei prezzi dei chioschi nella zona palco.
Poi, il primo giorno, ci troviamo di fronte alla simpatica notizia che, una volta entrati, si può uscire dal palco solo dopo le 18:00. Ora posso capire che si è trattato di una misura restrittiva per evitare fastidiosi andirivieni, però, valuto anche l’ipotesi che se qualcuno avesse avuto la necessità di servirsi di un medicinale, per esempio, avrebbe dovuto aspettare l’ora su citata. Decisamente stupido come atteggiamento.
Sorvoliamo anche su i servizi igienici veramente vergognosi, e qui chiudo la carrellata delle tirate d’orecchio, essendo questa una recensione musicale.

Mi è sembrato d’obbligo, tuttavia, non mentire ai lettori, elencando problemi che possono essere nocivi al godimento di un sano e divertente concerto. In fine queste devono essere considerate delle critiche costruttive, dalle quali, gli organizzatori della manifestazione, possono solo trarre giovamento per un futuro miglioramento dei servizi e quindi del’affluenza.
Inutile dire che 90 euro, per due giorni di concerto, visti i servizi offerti, sono risultati alquanto eccessivi.

Comunque torniamo alla musica che è meglio. Il billing del primo giorno (11/06/05) è iniziato in maniera alquanto zoppicante, con quattro band alquanto poco esaltanti quali Evergrey, Mudavyne, Mastodon e i tristissimi power-epic metallers Dragonforce.
Inizio quindi all’isegna dello stoner e del power, ma c’è stato poco da godere. Il vero Gods, si è aperto, secondo me, alle 14.45, con gli psicopatici deathsters Strapping Young Lad, i quali hanno tirato fuori una delle esibizioni più devastanti del festival fino alle 15:35.
Inutile dire due nomi di punta della band: il pazzariello Devin Townsend, malvagia chitarra e voce della band e l’uomo drum machine, la montagna ritmica degli storici Death: mr. Gene Hoglan, il quale ha dato vita ad una performance ritmica, che dire ineccepibile è pure poco. Mai visto un batterista più veloce, potente, preciso e tecnico di Gene; uno spettacolo di musicista, tanto vero che il pubblico lo acclamava a viva voce, mettendo un po da parte il resto della band, Devin compreso, ed è tutto dire.
Purtroppo, con gli S.Y.L, sono cominciati una serie di problemi tecnici, che hanno compromesso decisamente il sound del festival. Suoni sgranatissimi, volumi sballati che andavano e venivano e ritmiche troppo impastate. Veramente una tristezza sentire bassa la batteria di Gene.

Dalle 16:00 – 17:05 troviamo i caldi padrini del death metal floridiano, gli Obituary, che pur fra qualche problema tecnico, hanno sfoderato una prestazione degna di nota.
Subito dopo, anche se decisamente e totalmente fuori contesto, è la volta della gothic band nostrana: i Lacuna Coil. Bravi, buona esibizione ma, come ho detto prima, decisamente fuori tema viste le band successive.

Infatti dalle 19:20 alle 20:50 è la volta dei signori incontrastati del thrash più violento e spinto: gli Slayer, con un Tom Araya, vocalmente non in formissima e con i su citati problemi tecnici, che hanno fatto storcere il naso tanto ai musicisti quanto al pubblico. Nonostante ciïò l’impatto è stato comunque devastante come al solito. I cavalli di battaglia quali “Silent scream”, “Dead Skin Mask”, “Angel of death” e “Raining blood”, hanno portato come al solito la distruzione, ma con mia somma gioia, mai mi sarei aspettato che i ragazzoni riproponessero i vecchi impolverati ricordi degli esordi, quali “The Antichrist”, “Black Magic” ed “Hell Awaits”.

Grandissimi. Ma ancora più grande e stupefacente è stata l’esibizione degli Iron Maiden.
Come per magia, ritorniamo ai grandi anni ’80, in tutti i sensi. Infatti gli Iron, per questa unica data, hanno riesumato i vecchi cari classici estratti dai primi quattro lavori, quali “Prowler”, “Another life”, “Phantom of the opera”, “The Number of the beast”, tanto per citarne alcuni, fino a chiudere con “Running Free”, “Sanctuary” e “Drifter”.
Senza parole, veramente. Una prestazione fuori dal normale, così fuori dal normale da rimanere a bocca aperta, con uno Steve Harris e soci al fulmicotone.
Nonostante i quasi sessant’anni le corsette sul palco ci sono ancora, e come ieri continuano a far urlare i pubblici di due generazioni di metallari.

Il secondo giorno (12/06/05) si apre alle 10:30 con i milanesi Exilia, band dedita ad un crossover/nu-metal, i quali hanno offerto una performance molto tranquilla senza infamia e senza lode.
Dalle 11:30 alle 12:00, un’altra band nostrana, ben più blasonata, gli Extrema, infiammano il palco con il loro thrash/stoner, dando vita ad un’esibizione veramente notevole, a conferma dello stato di grazia del combo italico.

Dalle 12:30 alle 13:15 è la volta dei finlandesi Hammerfall e del loro power metal gelato, ben gradito visto il caldo afoso. Bella esibizione veramente, ben lungi da quella clownesca dei loro colleghi Dragonforce.

Il vero godimento arriva però dalle 13:45 alle 14:35 con i Black Label Society di sua maestà, il più buzzurro fra i guitar heroes, Zakk Wilde. L’esibizione è di una potenza inarrestabile e devastante. La chitarra del vichingo stars’n’stripes sembra un mitra impazzito, velocità e gran gusto chitarristico divengono una sola cosa, confermando ancora una volta, anche se pleonastico affermarlo, il talento del gigante biondo, al servizio di un’altra maestà del metal: Ozzy Osburne.

Dalle 15:05 alle 16:05 è la volta di un altro guitar heroes vichingo, purtroppo non all’altezza del suo predecessore e risulta molto strano visto e considerato che il tipo in questione è mr. Malmsteen e i suoi Rising Force. L’inizio è un po incartato, con Yngwie che prova i suoi soliti virtuosismi neoclassici per scaldare la folla, ma in quel frattanto la chitarra comincia a dare dei problemi. Il problema viene risolto subito, fortunatamente ma, ciò non toglie, che l’esibizione non è decisamente esaltante anzi direi un po noiosa, in quanto stavolta Malmsteen ha decisamente esagerato con i suoi solos, come se non bastasse anche il cantante ha tirato fuori un esibizione alquanto deprimente, troncando molti acuti a cui, il vecchio caro Scott Soto, ci aveva abituato.
Essendo la prima volta che vedevo Malmsteen dal vivo, devo dire di esserne rimasto decisamente deluso nonostante l’esecuzione di parecchi brani storici e soprattutto strumentali quali “Trilogy Suite” e “Far beyond the sun” e “I’ll see the light tonight”, l’unico non strumentale fra questi ma decisamente cantato male.

La disfatta del mio caro svedese però è ridestata dai nonni metal, sempre cari e sempre in forma: gli inossidabili Accept di Udo Dirckshneider che danno vita ad un concerto entusiasmante e carico di heavy 100% dalle 16:35 alle 17:35 .
Lo storico combo teutonico, nonostante la veneranda età, conosce ancora i trucchi del mestiere e il piccolo grande Udo sa ancora imporsi come leader carismatico della band.

Dalle 18:05 alle 19:05 è la volta di un altro mito del thrash metal, gli Anthrax, questa volta con lo storico singer Joey Belladonna, in formissima nonostante la lunga assenza dalla band di Benante e Ian. Si ritorna al passato con brani tratti da “State of Huphoria” e “Fistuful of metal” senza contare poi il tributo ai mitici Pantera ma soprattutto al grande scomparso Dimebag Darrel, a cui i thrashers hanno dedicato un breve estratto di “New level”.
Simpatiche anche una gaffe di Joey, tipo, “Hi Barcellona!!!”, veramente eravamo a Bologna. Bellissimo concerto veramente, una band in uno stato di grazia totale con una formazione da sogno.

Ma il sangue agli occhi comincia a salire e la bava a sgorgare dalle nostre bocche con l’arrivo di Dave Mustaine e dei suoi Megadeth (erano tutti turnisti). Un’ora di storia del thrash, con una band che dimostra una tecnica sopraffina, un indiscutibile gusto, una precisione ed una potenza veramente incredibili. Mr. Mustaine ha sfoderato una performance vocale e chitarristica veramente ottimale, specialmente nei masterpieces della band quali “Tornado of souls”, “Peace Sells”, “Holy Wars”, “Wake up dead”, “Hangar 18”, “Symphony of destruction” e “Set the world afire”.

Dalle 21:30 alle 23:30 � la volta dei glamsters Motley Crue, per ben due ore hanno dominato il palco con glam rock sfrontato e grezzissimo e uscite granguignolesche molto cool, tra donnine, nani da circo e gli apprezzamenti di Tommy Lee verso il pubblico femminile. Come da tradizione sono stati eseguiti i grandi classici della band come “Girls, girls, girls” “Dr. Feelgood” e “Home Sweet Home”, eseguiti in maniera ineccepibile con un Vince Neil in formissima, con una splendida voce e con una band che ha suonato col sangue agli occhi. Hanno veramente primeggiato, anche se l’esibizione degli Iron Maiden è stata decisamente insuperabile. In generale posso concludere che il festival è stato veramente tosto quest’anno, a parte per i disagi tecnici, la scarsa organizzazione e alcuni gruppi che avrei tenuto a casa e quindi il tutto si risolve in un fifty/fifty di buono e cattivo, tanto per ritornare all’esordio.

Voglio sperare veramente che l’organizzazione del concerto migliori e che certi angoli morti vengano assestati, visto e considerato che il Gods of Metal è una delle poche manifestazioni metal di ampio respiro, capace di attirare gente anche dall’europa ed è giusto mantenerla efficiente e seria.

MURNAU

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