RecensioniThrash

D-TOX – Kubark Project (Volcano Records & Promotion – 2021)

Quando ero pivello e iniziai a lavorare, ancora minorenne, uscito da lavoro vivevo la frustrazione per le umiliazioni subite, le ingiustizie perpetrate, ecc. ecc. Il tutto finiva nello sfogo da walkman con dentro Slayer, Sepultura, Testament, Death, Metallica, Megadeth e centinaia di sottogruppi che mi facevano incanalare questa rabbia riducendola in godimento sonoro e quanto altro. Ecco cosa mi ricordano i thrasher romani D-Tox: quella rabbia repressa, quella lucida follia incanalata nelle vene passando dai padiglioni auricolari. Ma sono molto più che un gruppo adatto allo sfogo metal, sono una fenomenale macchina da guerra musicale con testi superlativi, schizzoidi e paranoici, con tecnica strumentale alquanto fresca e precisa, assieme a quella voce urticante da gessetto stridente sulla lavagna che ti fa venire voglia di spaccare tutto e tutti sfogandoti mentalmente, grazie a un’energia esplosiva cattivamente thrash.
Il loro lavoro chiamato “Kubark Project” si trova su tutti i digitalstore in streaming, o più semplicemente in versione CD. Parliamo di thrash metal spigoloso, tagliante, pesante, veloce, che graffia mentalmente, un concept che ha similitudini con il film “ESP (Fenomeni paranormali)”, ma ha una sua unicità deviata, marcata ed onirica. La pubblicazione da parte della Volcano Records & Promotion è sinonimo di sicurezza assoluta e la produzione è moderna a alo stesso tempo ha quel quid anni ’80 che fa tanto Alexander DeLarge: “E tutti i più malenchi peli del mio intero plott si drizzarono dall’emozione; e brividi su e giù, come malenche lucertoline”.
Paolo ‘Dr. Phibes’ Caucci (chitarra), Fabio ‘FX’ Capulli (basso), Riccardo ‘Rick Rock’ Macrì (batteria), Emanuele ‘Hellvis’ Galanti (voce… Hola amigo).
L’opener “Twilight Bravado” è cattiva, graffiante e… thrascinante (passatemi il termine), mentre “The Revolution Oracle” risulta vorticosamente circolare. “Rorschach Maze” schiuma rabbia e crudeltà, con “Black Powder Mastermind” che ricorda una sorta di pseudo post metal con reminiscenze di un Lemmy mai dimenticato. Che dire di “Big Bad Block”? Un soft metalcore con vene piene e ubriache di hard rock (che ne sanno i 2000…). “White Angel” ha un andamento quasi prog metal, accarezzato dalla consueta somministrazione di acidi nel pieno dell’attività onirica.
La successiva “Psycko Wacko” ha nel suo stato di pazzia, furiosa e paradossalmente controllata, la sua peculiarità eccitante. Notevole la strumentale “Splinter of Insane Lucidity”, ove la potenza delicata quasi psichedelica del thrash la fa da padrona.
Ecco “Deceitful Divinity’, ed ecco ancora thrash metal d’autore, fino alle coordinate pscicopatiche di “Nothing Behind Those Eyes” e oltre, con “Judas Goat” e i suoi chorus che ti fanno rizzare anche i peli del c… uore. La conclusiva “Oxyuranus” richiama il veleno letale ingurgitato senza restrizioni, pronti per l’eutanasia musicale finale.
E mi viene voglia di riascoltarlo, mi vien voglia di visitare il manicomio, mi vien voglia di gridare al mondo, “D-Tox: meravigliosa creaturaaaaa”.


Voto: 9/10
Daniele Mugnai

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