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APHRODITE CHILD – 666 (Vertigo – 1972)

Storia strana quella degli Aphrodite’s Child, gruppo di grande fama negli anni ‘60 finito presto nel dimenticatoio all’indomani dello scioglimento, garantendo più o meno successo a due membri del gruppo. Ma mettiamo un po’ d’ordine.

Gli Aphrodite nascono in Grecia nel 1967 dalla volontà del polistrumentista Evangelos Odysseas Papathanassiou, più noto come Vangelis. Sono subito della partita il cantante\bassista di origini egizie Artemios (Demis) Ventouris Roussos e il chitarrista Anargyros (Silver) Koulouris. Questo strano terzetto ben conscio delle difficoltà di fare musica in Grecia, specie se cantata in lingua inglese (avete mai ascoltato una radio greca?), si trasferisce nel 1968 a Parigi. Costretto a rimanere in patria per adempiere agli obblighi di leva, Silver Koulouris dovrà abbandonare il gruppo. A completare il terzetto sarà quindi il batterista Loukas Sideras.

Come tutti i musicisti dell’epoca, anche gli Aphrodite’s Child riadatteranno un pezzo classico in chiave pop\rock. Il pezzo in questione è il celebre canone in re minore dell’organista tedesco del Seicento, Johann Pachelbel. Il brano fu intitolato Rain and Tears, e scalò le classifiche europee. Sull’onda del successo di Rain and Tears,il gruppo ellenico sfornò tutta una serie di singoli di successo come End Of The World, I Want To Live, Marie Jolie, Spring Summer Winter And Fall. La formula del successo era la strana miscela tra l’organo ecclesiastico di Vangelis, la voce alta e particolare di Roussos e il folk greco tutto condito in salsa pop. Nel 1970 gli Aphrodite’s Child vinsero l’edizione del Festivalbar, sezione gruppi, con il singolo It’s Five O’ Clock.

Tuttavia Vangelis, attirato dalle sonorità progressive in voga in quegli anni premeva per una svolta sofisticata del suono mentre Roussos invece era convinto della bontà di ciò che era stato fatto sino a quel momento. Lo scioglimento fu inevitabile e assolutamente atipico, in quanto il gruppo terminò il tour sostituendo Vangelis con suo fratello Nico. In questo periodo Vangelis si dedicò alla composizione di un concept sull’apocalisse di San Giovanni: il doppio disco 666. Alla realizzazione del disco parteciparono il figliol prodigo Silver Koulouris, che aveva ormai assolto i propri obblighi di leva e, marginalmente, Demis Roussos (si limitò a cantare solo tre canzoni). Nonostante il titolo chiaramente evocativo, l’album non ha un contenuto satanico, ma è uno strano miscuglio fra tematiche religiose e attualità dall’odore di zolfo.

La prima song è We’ve got the System, to fuck the System che si regge su un potente coro. Segue la  tribale Babylon, mentre i cori tornano in Loud Loud Loud. Particolare invece è The Four Horsemen, le cui le strofe sono suonate solo da campanelli. Il folk tipicamente greco fa capolino in The Lamb. Si susseguono in modo sempre più incalzante le varie The Seventh Seal, Aegian Sea, Seven Bowls, The wakeningBeast, Lament, The Marching Beast, The Battle Of The Locust, Do It, Tribulation,  The beast e Ofis.

Il lato B si apre con Seven Trumpets, Altamont, The Wedding Of The Lamb e The Capture Of The Beast che scorrono tra improvvisazioni progressive al limite del jazz e della fusion.Il picco del disco resta la quinta traccia, (Infiity). In questa canzone, Irene Papas (famosissima attrice greca) simula un orgasmo accompagnata dalle percussioni ritualistiche di Vangelis. Nel trasporto del suo mantra, la Papas ripete all’infinito “I was, I am, I am to come”, sbeffeggiando il biblico “Who was, is, is to come” attribuito a Dio. Il disco si chiude con Hic Et Nunc,  All the seats were occupied,e Break.

Quando l’album stava per essere terminato, le divergenze tra Vangelis e Roussos si acuirono e lo scioglimento fu effettivo. L’album fu pubblicato postumo poichè la casa discografica rimase spiazzata dal contenuto del disco, notevolmente diverso da tutto ciò che il gruppo aveva scritto sino a quel momento, e dal titolo. L’album vendette pochissimo, poichè i fans non furono affatto contenti della svolta stilistica.

Solo con il boom del movimento progressive l’album ha ricevuto la meritata fama, rimanendo tuttavia ancorato ad un mercato di nicchia. Intanto Roussos e Vangelis imboccarono percorsi differenti. Il primo intraprese una carriera da solista vincendo con We Shall Dance il Festivalbar del 1971. Vangelis, invece, si dedicò alla sperimentazione sonora allontanandosi dalle scene commerciali e portando avanti un cammino che gli ha garantito successi senza dubbio maggiori e soddisfacenti. Le soddisfazioni maggiori, tuttavia, sono legate alla produzione di colonne sonore, alcune da oscar come quello ottenuto nel 1982 con Chariots of Fire (Momenti di Gloria per noi italiani). Da non dimenticare le colonne sonore di 1492: la conquista del paradiso (1992) e quella di Blade Runner (1994).

E per finire un consiglio: ascoltare 666 solo per poter rendere giustizia a un’opera sottovalutata per troppo tempo.

Giuseppe Cassatella

Valutazione

9.0

Voto

Pros

  • +

Cons

  • -
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